Manifesto del Giusnaturalista Classico Italiano
1) Il Giusnaturalismo Classico è una corrente filosofica di pensiero in base alla quale il dover essere, ossia l'agire dell'uomo e le sue azioni politiche e giuridiche, derivano dall'essere in quanto ogni ente, per natura, ha inscritti in sé i fini teleologicamente connessi con la propria essenza.
2) Per il Giusnaturalismo Classico la negazione dell'essenza, ciò che rende un ente quello che è, conduce alla cancellazione di ogni differenza, ponendosi in netto contrasto con l'evidenza della realtà.
3) Per il Giusnaturalismo Classico scopo della legge è, secondo quanto si ricava dal dialogo «Minosse» di Platone, la ricerca e la scoperta dell'Essere, di ciò che è e non è possibile che non sia. Ritiene, sulla scorta dell’insegnamento del beato Antonio Rosmini, che una sola idea sia innata, l'idea dell'essere, intesa non come una semplice struttura della nostra mente, ma come dotata di un suo contenuto oggettivo. L'idea dell'essere ci è nota per intuizione, è presupposto di qualsiasi conoscenza e condizione di verità e proviene da Dio. Dalla sola idea dell'essere derivano le idee pure (unità, numero, possibilità, necessità, immutabilità, assolutezza) e i principi primi del conoscere (di cognizione; di non contraddizione; di sostanza; di causa). Tutte le altre idee sono frutto della «percezione intellettiva», cioè dell'atto con cui, coniugando l'idea dell'essere con i dati sensibili giudichiamo esistente il sentito. L'idea dell'essere non è una realtà puramente psicologica e si distingue in tre forme: 1. l'essere ideale, che è l'essere in quanto oggetto dell'intuizione della mente, indeterminato e puramente possibile; 2. l'essere reale, che è l'essere che si attua concretamente nella molteplicità degli enti e di cui abbiamo esperienza; 3. l'essere morale, che è l'essere in quanto oggetto della volontà, cioè il bene. Affinchè l'essere ideale possa esistere secondo l'infinita virtualità che gli è propria, tra le sue molteplici attuazioni dovrà esserci un essere reale infinito, un'intelligenza infinita, il quale non può essere che Dio.
4) Il Giusnaturalismo Classico riconosce che la legge è, come afferma san Tommaso d’Aquino nella «Summa Theologiae», «ordinatio rationis ad bonum commune, ab eo qui curam communitatis habet, promulgata».
5) Per il Giusnaturalismo Classico le azioni umane, i comportamenti dell’uomo, le leggi positive devono rispecchiare la giustizia (ius-titia) intesa quale ordine naturale delle cose. Pertanto, essi saranno validi nella misura in cui risultano giusti. La legge naturale è quella parte di legge eterna, come indica san Tommaso d’Aquino, che s’irradia nella ragiona umana e, dunque, conoscibile e studiabile. La legge positiva non è negata, ma è servente rispetto alla legge naturale, assumendo una funzione ordinatrice dell’essere e coadiuvante alla realizzazione dell’essenza della persona umana.
6) Per il Giusnaturalismo Classico l’essere umano è, conformemente al pensiero di Severino Boezio, sostanza individuale di natura razionale, ontologicamente precedente ad ogni ordinamento positivo. La vita umana è, dunque, sacra dal suo inizio fino al suo termine naturale e portatrice di dignità essenziale che si pone come fine, mai come mezzo.
7) Per il Giusnaturalismo Classico la politica, quale arte della regalità, deve mantenere il primato sull’economia e la finanza, in quanto è essa a definire e dirigere la realizzazione del bene della società. Di conseguenza, nessuna conoscenza strumentale e nessun interesse accessorio devono usurparne il primato, pena la sovversione dell’ordine naturale e la perversione dei sistemi sociali.
8) Nell’ottica della piena realizzazione della natura umana, per il Giusnaturalismo Classico il lavoro si pone non come fine, ma come strumento, la cui importanza è inferiore alla dignità umana. Fondamento dello Stato non è il lavoro, ma l’essere umano che è politico per natura e si riunisce in società per realizzare il fine insito nella sua essenza. Da ciò ne deriva che nessuna legge positiva, anche nell’ambito dell’economia, possa in nessun caso andare contro l’essere umano, bensì deve concorrere al bene dell’uomo in quanto uomo.
9) Per il Giusnaturalismo Classico l'ordinamento giuridico statale non è il fine, ma il mezzo con il quale la persona umana realizza la sua essenza. Pertanto, esso respinge ogni concezione del c.d. Stato etico propria delle filosofie idealistiche ed attualistiche, cioè quella visione per cui lo Stato, non riconoscendo alcun limite fuori di sé, diventa esso stesso fonte della morale. Il potere politico deve prendere decisioni per tutti, ove per tutti non significa in nome di tutti, ma per il bene di tutti. Non, quindi, sulla base di un consenso volontaristico; non sulla base di un mandato qualsiasi; non sulla base della moderna rappresentanza, bensì sulla base dell’oggettivo bene di tutti che altro non è se non il bene comune.
10) Il Giusnaturalismo Classico accoglie quella visione dello Stato, inteso quale istituzione naturale, che riconosce la «lex naturalis» e, a partire da essa, si costruisce «organicamente».
I redattori del manifesto:
Avv. Filippo Borelli (Avvocato del Foro di Verona)
Prof. Daniele Trabucco (SSML/Istituto ad Ordinamento universitario "san Domenico" di Roma/Campus "Unidolomiti" di Belluno)
Prof. Lorenzo Maria Pacini (SSML/Istituto ad Ordinamento universitario "san Domenico" di Roma/Campus "Unidolomiti" di Belluno)
Prof. Avv. Paolo Menarin (SSML/Istituto ad Ordinamento universitario "san Domenico" di Roma/Campus "Unidolomiti" di Belluno e Avvocato del Foro di Vicenza)
I primi sottoscrittori:
Francesca Ferrazza, Mariangela Sernaglia, Gilla Comiotto, Mario Palladini, Diletta Dal Molin, Ludovico Fulci, Janet Piva, Emanuele Zoccarato